Dal Colle della Minerva a Punta Palascia

A pochi metri dall’ingresso del porto si trova il cosiddetto colle della Minerva, il luogo in cui, secondo la tradizione, vennero decapitati gli Ottocento.

I martiri della fede cristiana, coloro che non vollero convertirsi all’Islam in cambio della loro vita, erano giovani e ragazzini, catturati tra le vie della città messa ferro e fuoco dai conquistatori turchi. L’affilata scimitarra del boia di Akmet Pascià conobbe il sangue di Antonio Primaldo, il primo a cadere, e di quasi mille persone, passate alla storia col numero di ottocento, che vennero decollate nel luogo in cui oggi sorge il tempio dedicato ad esse.

Per celebrare i 500 anni dal tragico evento del martirio degli otrantini nel 1980 giunse sul posto il sommo pontefice romano San Giovanni Paolo II che omaggiò le virtù sante dei giovani salentini trucidati in spregio alla fede. La pietra su cui venne poggiato il collo dei martiri è ancora visibile ed è venerata come reliquia.

Dalla Minerva ci si può spostare per una seducente passeggiata fuori dalla mura otrantine che conduce fino a capo d’Otranto.

Lungo la strada si può far tappa al lago di bauxite, una cavità artificiale realizzata nei primi anni 70 che divenne nel tempo una grande attrattiva turistica per via delle magnifiche sfumature che il rosso del lago regalava nello splendido contrasto con l’azzurro del cielo.

Da qui alla torre del serpe, simbolo della città di Otranto, il passo è breve. Il luogo narrato nell’opera letteraria di Maria Corti “l’Ora di tutti” è circondato da una natura rigogliosa e rappresenta un richiamo notevole per gli amanti della fotografia. Molte coppie di sposi vengono qui per realizzare filmini e foto ricordo del matrimonio.

A ridosso dell’antica torre costiera di cui resta solo una piccola porzione di muro, si impone la meravigliosa baia delle Orte, con una pineta fittissima e una costa frastagliata che negli anni è diventato il paradiso dei subacquei. Lo specchio acqueo compreso tra Punta Facì e Punta Palascia rappresenta il punto più a est d’Italia.

L’alta scogliera della Palascia appartiene all’immaginario salentino. Da sempre i pescatori affrontano una lunga e faticosa discesa per appostarsi sugli scogli affioranti per catturare saraghi, occhiate, sarpe, aguglie, spigole e altre prede prelibate per la cucina ittica locale.

A chiudere il quadro ci pensa la figura svettante del faro di Capo d’Otranto, la luce più orientale d’Italia che non a torto è considerato uno dei monumenti simbolo di tutta la regione e che negli ultimi anni è stato convertito in museo del mare e in piccolo luogo di ristoro.

C’è chi racconta di aver sentito, nelle notti di tempesta, il canto delle sirene, proprio dietro il faro di punta Palascia. Il luogo più romantico e speciale che si possa immaginare.


@ grafica di Ivan Sammartino - IWStudio